Arrivano le buste bio per frutta e verdura
Abbiamo ordinato e presto arriveranno nel nostro reparto ortofrutta i sacchetti biodegradabili e compostabili, quelli resi obbligatori, e a pagamento, dalla legge 123/2017 anche per frutta e verdura. é vero: siamo in ritardo. La normativa, infatti, è in vigore a partire dal 1 gennaio 2018. In questi giorni l'abbiamo letta, valutata e, a malincuore per i clienti, capita e accettata. Non c'è un modo per aggirarla o sfuggirle, soprattutto per i commercianti, che rischiano una sanzione amministrativa pecuniaria da 2.500 a 25 mila euro. Non se la passano meglio i consumatori: infatti, un comma della legge in questione precisa che la vendita di ogni sacchetto dovrà risultare dallo scontrino. Cerchiamo, quindi, di trovare il lato buono della cosa.
A chiedere questa legge è stata l'Europa e, come d'obbligo per uno stato membro, la nazione ha recepito e l'ha messa in atto. A prescindere dal fatto che si pensi che sia l'ennesima truffa per il cittadino o che la cosa vada a vantaggio dei supermercati (che quindi, scrive assurdamente qualcuno sul web, vanno sabotati), la sua ratio è particolarmente comprensibile perché va a tutela del mare e dell'ambiente.
Protegge, quindi, anche le nostre vite attuali, quelle dei nostri figli e di chi vivrà il pianeta dopo di noi. Inoltre, da sardi, circondati dal mare, e da montanari, che vantano un'esistenza in una zona pura e incontaminata (basta vedere le condizioni della nostra montagna per capire che non è così), dovremmo essere ancora più aperti e comprensivi verso una normativa che parte con buone intenzioni, a prescindere che si sia d'accordo o meno su come le manda avanti.
Quanto inquina un sacchetto di plastica non biodegradabile
I sacchetti di plastica usati finora per la frutta e verdura, infatti, sono molto sottili e si disperdono facilmente nell'ambiente, decomponendosi in piccoli frammenti, invisibili in molti casi, e inquinando corsi d'acqua e, ovviamente, la fauna che li popola, compresa quella che giunge sulle nostre tavole. Risultando poi gratuiti (ricordiamo che i costi per qualsiasi azienda, tuttavia, confluiscono nel prezzo finale al consumatore), il loro uso si è trasformato spesso in abuso: quante volte avete messo e pesato una sola arancia in un sacchetto di plastica? Quante volte, pur standoci più alimenti in un sacchetto, ne avete usato due o tre, più del dovuto? Quante volte avete effettivamente riutilizzato quel sacchetto? L'avete davvero differenziato, o, se sporco, è confluito tra indifferenziato o per strada?
Pare che nel 2010 ogni cittadino europeo abbia utilizzato 198 sacchetti di plastica, di cui circa il 90% in materiale leggero (quindi più inquinante). Dai dati dello stesso anno risulta che oltre 8 miliardi di essi sono diventati rifiuti. Probabilmente, senza i dovuti provvedimenti, il loro consumo sarebbe cresciuto ancora e a dismisura.
L'Italia è stato uno degli stati membri che più ha sostenuto la legge. Perché sì, è all’avanguardia nella produzione di bioplastiche, ma soprattutto perché fonda buona parte della sua economia e turismo sul mare e sulle coste.
Buste bio: un prezzo irrisorio per grandi vantaggi
Produrre le buste bio costa tanto e per questo il loro prezzo è alto, e in probabile continuo aumento, a fronte di una resistenza molto scarsa. Saranno tuttavia disponibili a un prezzo che varia da 1 a 3 centesimi di euro: a pensarci bene, la spesa per acquistare i sacchetti sarà davvero minima su un bilancio annuale. E poi, conta davvero qualche centesimo di fronte alla difesa delle nostre acque e salute?
Dovendoli pagare, infatti, il consumatore sarà portato a utilizzare meno buste. Forse il punto forte della legge sta proprio nel pagamento obbligatorio e che deve risultare dallo scontrino: solo così si può disincentivare un uso eccessivo di sacchetti usati per frutta e verdura, anche di quelli ecologici. Bisogna precisare, infatti, che anche le buste bio non sono esattamente a impatto ambientale zero: si decompongono solo se messe nelle condizioni appropriate, come quelle degli impianti di decomposizione. Si possono utilizzare o buttare, quindi, nell'umido, ma a determinate condizioni: ossia dopo essersi assicurati di aver eliminato eventuali etichette, da smaltire nell'indifferenziato, per non inficiare i rifiuti organici. Etichette che, ricordiamo, sarebbe bene non porre a diretto contatto con frutta e verdura (molti in rete hanno pensato di adottare questa soluzione per risparmiare sul sacchetto). La buccia, infatti, essendo un composto organico, assorbe i materiali nocivi di colle e inchiostro.
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